Home | Contatti
|
I microchip ambientalisti
La città di Parigi tutela i propri alberi facendo ricorso alla tecnologia, impiantando appositi microchip sotto la loro corteccia. Un progetto che molte altre città stanno pensando di imitare
di Salvatore Romagnolo
Curare gli alberi cittadini, quelli presenti, ad esempio, nei viali alberati o nelle piazze delle grandi città, non è mai stato semplice. E questo per due motivi: sono alberi fragili, soggetti a malattie perniciose o all'attacco di funghi che li divorano dall'interno, e perché non è semplice seguirne l'evoluzione, conservare una memoria del loro stato di salute. Il Comune di Parigi, per risolvere questo problema, ha pensato di ricorrere alla tecnologia, impiantando nei propri alberi un microchip, un processore nel quale vengono memorizzati i dati riguardanti la pianta. Una sorta di cartella clinica che consente ai 200 boscaioli della capitale di localizzare i singoli alberi e di tenere sotto controllo il loro stato di salute. Per il momento ne è munito l'81% dei 91.000 alberi parigini, ma l'obiettivo è di estendere il programma al resto della vegetazione cittadina.
Grazie al microchip, gli alberi sveleranno la loro età, le loro debolezze, le loro malattie. Ognuno consegnerà la sua esistenza al responsabile del progetto, Jean-Pol Neme, l'uomo che gli ha dato un'identità. "Nelle foreste si lavora su appezzamenti, in città si lavora su individui - spiega, perché ogni albero è unico e richiede un trattamento personalizzato".
Jean-Pol, dopo aver studiato alla Scuola nazionale delle acque e foreste, a Chambéry, passa al servizio studi e sistemazione della montagna. È l'epoca in cui sul pianeta comincia a risvegliarsi una coscienza ecologica e l'ambasciata francese a Roma cerca un esperto forestale per tenere i contatti con la FAO (la Food and Agriculture Organization, che gestisce per l'ONU i problemi di agricoltura e di alimentazione): Neme farà i suoi studi lottando per la natura, ma a Palazzo Farnese.
Nel suo peregrinare per il mondo, lavora anche con Diane Fossey. "Nelle montagne del Ruanda - ricorda - i contadini senza terra coltivabile disboscavano la foresta, obbligando i gorilla a rifugiarsi sempre più in alto. E qui si ammalavano per il freddo". Si batte, quindi, perché rispuntino gli alberi.
Li ama tutti, e ha i suoi preferiti: l'eucalyptus e la sua folle crescita su un appezzamento irrigato; la Casuarina equisetifolia, il magico albero che sopporta gli spruzzi del mare invece di morirne; la Prosopis juliflora, un cammello vegetale del deserto africano capace di sopravvivere dieci mesi senza una goccia d'acqua. In vent'anni, l'ex funzionario del Ministero dell'Agricoltura distaccato alle Relazioni con l'estero, di alberi ne ha piantati a milioni, dalla Cina al Brasile, dalla Muritania al Senegal. Per far sì che il pianeta respiri ancora fra cinquant'anni.
Dal 1998 Jean-Pol Neme è il responsabile degli alberi di Parigi e infila microchip nei tronchi dei castagni per curarli meglio. E non si contano le delegazioni che vengono da tutto il mondo per imparare questa singolare tecnica. Jean-Pol è orgoglioso di quanto ha fatto e mostra con soddisfazione la sua apparecchiatura: un mini-computer portatile, una pistola elettromagnetica e un microchip in silicio di tre centimetri. Con questo semplice armamentario è semplice far comparire sullo schermo del computer il libretto sanitario dell'albero malato e cogliere in diretta i risultati della diagnosi. Una volta rientrati alla base il tutto viene riversato in un PC, che aggiorna automaticamente le schede immagazzinate nel computer centrale. Con le schede cartacee, l'informazione impiegava mesi a compiere le stesse operazioni e questo lasciava alle epidemie il tempo per propagarsi.
Come per esempio il cancro dorato dei platani, che ha devastato gli alberi di Lione e Marsiglia. Invece, dal gennaio 2001, l'accoppiamento con il software di visualizzazione sviluppato dai servizi stradali permette di stampare una cartina, aggiornata regolarmente, degli alberi ammalati o da abbattere. Ogni epidemia potrà così essere rapidamente fermata. Sviluppato con la società
Adage, il dispositivo è costato 3,5 milioni di franchi: un miliardo di lire circa. Ciò significa un costo di 11.700 lire per albero: ridicolo se comparato ai 4.500.000 lire del costo medio per piantare un nuovo albero. "Ho adottato questo sistema unicamente perché lo trovavo utile" - dice Jean-Pol Neme - per me l'informatica non è che uno strumento. A me interessa proteggere gli alberi".
7 aprile 2002
Copyright © Savatore
Romagnolo - Tutti i diritti riservati
|