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Michael Kinsley getta la spugna 

Il fondatore di “Slate”, la rivista online di proprietà di Microsoft, dopo sei anni di direzione della testata decide di abbandonare il giornalismo online. Ritratto di un professionista che ha cercato di reinventare la professione investendo su Internet

di Salvatore Romagnolo

Michael Kinsley ha deciso di abbandonare il giornalismo online dando le dimissioni da direttore di “Slate”, la rivista che aveva creato nel 1996. E’ un abbandono amaro; un po’ per le condizioni di salute di Kinsley, afflitto dal morbo di Parkinson, e un po’ per la delusione che ha rappresentato l’avventura Internet, con le grandi promesse dei primi tempi e i ridimensionamenti di oggi. E le dichiarazioni del giornalista, che ha affermato di aver deciso di andarsene prima di averne abbastanza, sono la più eloquente chiave di lettura. La delusione dell’uomo che aveva creduto nel futuro dell’informazione online e aveva deciso di abbandonare una luminosa carriera alla CNN, dove era già una star, per dare vita al magazine finanziato dalla casa di Redmond, è comprensibile. Un’avventura che, pur non essendosi ancora conclusa, naviga in acque incerte, come quasi tutta l’informazione online.

Kinsley aveva dovuto tagliarsi molti ponti alle spalle per andare a dirigere “Slate”. A 27 anni era stato il più giovane caporedattore di “New Republic”, il quotato e sofisticato mensile della sinistra americana, e il direttore delle pagine americane del britannico “The Economist”. Ma, soprattutto, era stato il giornalista di spicco di CrossFire, programma di politica tra i più seguiti della CNN. Quando, nel 1995, aveva deciso di abbandonare proprio questo incarico e l’effervescente atmosfera della capitale, per andare a rinchiudersi nelle ovattate brume dello stato di Washington per dare vita, con i capitali di Bill Gates, a un magazine online, in molti avevano storto il naso, ammirando il coraggio, ma non comprendendone le motivazioni.

Le motivazioni, però, erano, in fondo, abbastanza comprensibili: avventura, voglia di sperimentare, desiderio di dare vita a qualcosa di personale, di assolutamente personale. Un’eccitazione intellettuale scattata sentendo un dirigente Microsoft interrogarsi alla radio su quale giornalismo si potesse fare online. Il dirigente Microsoft in questione è Nathan Myrvhold, allora presidente di Microsoft Research. Alcuni giorni dopo l’intervista radiofonica riceve un’e-mail proprio da Kinsley che, con molta determinazione, gli comunica: “Sono io il vostro uomo”. Myrvhold accetta immediatamente la proposta e Kinsley fa a tempo di record i bagagli per trasferirsi a Seattle: l’avventura inizia. 

La prima scoperta che il giornalista fa, è Microsoft stessa. Alla società che finanzia l’impresa chiede una cosa in particolare: totale libertà. E la ottiene. Il primo numero della rivista ha come servizio principale proprio i guai giudiziari dell’azienda di Bill Gates. Il titolo di copertina è: “Microsoft è pericolosa?” La risposta della rivista è “Sì”. “Ma non ho avuto nessuna lamentela”, ricorda ancora oggi con un sorriso. La sua posizione all’interno dell’universo Microsoft è, in effetti, ancora molto marginale. Al punto che il suo primo incontro con Bill Gates avviene solo alcuni mesi dopo il suo arrivo. 

“Slate” è stato in questi sei anni un autentico laboratorio di giornalismo online: intelligente e brillante come il suo direttore. Dalla formula completamente gratuita dei primi tempi, è passato a quella a pagamento nel 1998, senza riuscire a trovare l’equilibrio dei bilanci. Nel 1997, per qualche mese, ne è anche uscita una versione cartacea. Motivazione di Kinsley: “Non ne potevo più di non essere letto dai politici di Washington per i quali il Web è un oggetto misterioso”. 

Tutti i tentativi si riveleranno inefficaci, però, a risolvere il problema principale del magazine: i suoi conti economici, costantemente in rosso. E questo nonostante la qualità giornalistica e i due milioni di visitatori mensili. Fortunatamente, dietro la testata ci sono le pingue casse di Microsoft, che continua a finanziare senza battere ciglio. Ma Michael Kinsley, lui, ha invece deciso di gettare la spugna, probabilmente deluso da un’avventura che rischia di rivelarsi un vicolo cieco. Oggi questo brillante giornalista politico torna sulla scena dei media tradizionali e non appare azzardato affermare che si tratta, proprio come per la crisi finanziaria della New Economy, di un ritorno alla realtà. Anche se è una realtà un po’ amara.

Il sito di Slate

21 febbraio 2002

 

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