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Come voltare le spalle alla New Economy e vivere felici

Softbank, il gigante giapponese di venture capital, si allontana dalle partecipazioni puramente Internet e si lancia nella telefonia ADSL. Intanto Jean-Marie Messier, patron di Vivendi Universal, compra USA Networks per 12,9 miliardi di euro scaricando, anche lui, le attività online

di Salvatore Romagnolo

Il 2001 sarà ricordato per molto tempo come un incubo dagli uomini della Softbank. All’inizio di gennaio il presidente della banca giapponese specializzata negli investimenti Internet si è ritirato dal consiglio di amministrazione di Ariba, la software house di prodotti B2B nella quale Softbank aveva una partecipazione maggioritaria.

Il 28 dicembre dell’anno scorso Softbank Corp. ha venduto il 3% delle proprie azioni Yahoo!, cedute per 39,4 miliardi di yen (340 milioni di euro) a SBC Communications. Nonostante ciò, la banca giapponese rimane il principale azionista del portale americano con una quota del 17% del capitale.

È quindi troppo presto per parlare di abbandono del settore Internet, ma il gruppo, che ha già venduto una parte delle sue azioni di E-Trade, Cnet Networks e Sky Perfect Communications (operatore di Tv satellitare), è strangolata da un debito imponente (circa 400 miliardi di yen) e da perdite generate dalle sue partecipazioni nelle società Internet per 57 miliardi di yen.

Le conseguenze di una situazione che non si può certo definire incoraggiante sono state un crollo della quotazione del titolo Softbank alla Borsa di Tokio, che è stata divisa per 2,5, e l’inizio di un rapido allontanamento da Internet. La holding, nel momento più intenso di attività nel settore Internet, aveva investito in 600 diverse società, in tutto il mondo. Oggi, ovviamente, paga a caro prezzo le conseguenze dello scoppio della bolla speculativa della New Economy.

Abbasso Internet viva la telefonia

Mayasoshi Son, l’imprenditore coreano che è a capo di Softbank, non è rimasto fermo ad accusare il colpo e sta spostando i propri interessi verso il settore telefonico. Nel giugno del 2001 Softbank ha preso il controllo di Tokio Metallic Communications, fornitore d’accesso a Internet a larga banda che dispone di una propria rete ADSL. La banca d’investimenti giapponese può offrire questi servizi anche tramite Yahoo! Japan, senza utilizzare la rete dell’operatore telefonico NTT. Gli affari, per il momento, stanno andando bene, anche in relazione all’alto costo delle comunicazioni telefoniche giapponesi. Dopo quattro mesi dal lancio, il servizio ADSL Yahoo! BB a 2.280 yen al mese, conta già 360 mila abbonati.

Inoltre, tramite BB Technologies, posseduta al 90% dalla banca e al 10% da Yahoo!, Sofbank intende lanciare un’offerta a prezzi stracciati per le comunicazioni telefoniche la prossima primavera. Una telefonata verso gli Stati Uniti, ad esempio, costerà 2,5 yen al minuto (circa 2 centesimi di euro).

Che cosa fa intanto Vivendi Universal?

A giudicare dalle acquisizioni fatte dal gruppo in questi ultimi tempi, Internet non sembra più al centro delle strategie neanche di Jean-Marie Messier, che ha acquisito USA Networks, gruppo americano specializzato in cinema e televisione. Le società Internet possedute sono state raggruppate in una sorta di super gruppo, battezzato USA Interactive, del quale Vivendi deterrà solo il 12,4% del capitale.

Queste scelte sono da interpretare come una battuta d’arresto, una sconfitta nel settore Internet da parte di Vivendi? La risposta è sì e la spiegazione sta, come sempre, nelle cifre: circa 200 milioni di euro di perdite nel primo semestre del 2001. Una batosta che si ripercuoterà sul portale Vizzavi (50% Vivendi, 50% Vodafone), che ha contribuito con 162 milioni di euro di perdite al disastroso bilancio, sempre nel primo semestre 2001.

La prima misura adottata è quella del taglio del personale (100 dipendenti su 800 a livello europeo). La seconda prevede una diversa ripartizione degli utili. A Vizzavi andrà il 5% delle comunicazioni telefoniche dell’operatore e l’80% (era il 50%) della vendita di suonerie, loghi e altri servizi online. L’obiettivo è quello di realizzare i primi utili entro la fine del 2003. Un obiettivo che non sarà facile da raggiungere e il fatto che sia stato spostato così avanti nel tempo alimenta più di un sospetto.

11 febbraio 2002

 

 


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