E-book:
le biblioteche americane si adeguano Con
il prestito di libri elettronici ai loro lettori le biblioteche
municipali dello stato di New York hanno chiaramente fatto felice molta
gente: “Formidabile, posso leggere di notte a letto, mentre mio marito
dorme!”, “È perfetto per portare diversi libri in viaggio”.
“Molto pratico in macchina”. Sono frasi che ritornano spesso nei
commenti raccolti da quasi due anni a questa parte. Dalla primavera del
2000, infatti, nove biblioteche nei dintorni di Rochester, hanno
cominciato a far circolare degli e-book, i libri elettronici sui quali
si possono leggere i testi digitali. “I
lettori apprezzano la lettura confortevole di questi libri elettronici,
come pure la possibilità di scegliere la grandezza dei caratteri e di
consultare il dizionario integrato”, spiega Susan Gibbons,
bibliotecaria dell’Università di Rochester, incaricata della
valutazione del progetto. Certo, il 40% dei lettori preferisce ancora i
libri tradizionali, “più leggeri” e che non hanno “paura di
rompere”, ma nell’insieme l’accoglienza è stata molto favorevole
e molti dicono di voler acquistare il loro personale libro elettronico. Lo
stato di New York non è il solo a tentare l’esperimento:
dall’Arizona al Wyoming, Chris Rippel, un bibliotecario del Kansas, ha
recensito quasi un centinaio di biblioteche municipali che avevano
deciso di prestare gratuitamente dei libri elettronici, sovente dei
modelli Softbook o Rocket eBook (o Gemstar REB 1100 o 1200). Ogni
biblioteca acquista in media cinque o sei macchine. Ma, malgrado
l’entusiasmo dei lettori, il fenomeno “resta per ora minoritario”
constata Chris Rippel. Infatti, prima d’investire maggiormente, le
biblioteche aspettano che la tecnologia si evolva e che un unico formato
si imponga per tutte le tavolette di lettura. E, soprattutto, “negli
Stati Uniti, i libri elettronici non sono per il momento adattati al
metodo di funzionamento delle biblioteche”. Ostacolo principale: la
protezione dei diritti d’autore. Preoccupate di evitare qualsiasi
riproduzione o diffusione illegale delle loro opere digitali, le case
editrici americane impongono severe condizioni d’uso, sia alle
biblioteche sia agli altri consumatori. Una
volta acquistata, ogni opera deve essere caricata su una sola tavoletta
di lettura e non può essere letta altrove. I frequentatori abituali
delle biblioteche sono perciò delusi nel constatare che non possono
prendere in prestito dei titoli per leggerli sul loro PDA o computer
tascabile, e nemmeno sul loro e-book, se ne possiedono uno. Tuttavia,
sarebbe possibile far circolare più liberamente le opere digitali
proteggendo contemporaneamente i diritti d’autore: basterebbe, per
esempio, “prestare” a un solo utente per volta una scheda digitale
che si autodistrugge dopo un certo tempo. Se le biblioteche non avessero
più tavolette di lettura da fornire, potrebbero approfittare in pieno
dei vantaggi potenziali del libro elettronico. “Idealmente - anticipa
Susan Gibbons - gli utenti di una biblioteca potrebbero prendere in
prestito un’opera senza uscire di casa, scaricando una scheda che
scadrebbe due o tre settimane più tardi. Potremmo così avere nuovi
utenti, quelli che oggi non hanno il tempo di andare in biblioteca o
abitano troppo lontano”. Se
una biblioteca non dispone di una data opera potrebbe prenderla in
prestito quasi istantaneamente presso un’altra biblioteca: gli utenti
avrebbero quindi accesso indirettamente all’insieme delle collezioni
elettroniche disponibili negli Stati Uniti. Di
fronte a queste possibilità, ancora lontane, le grandi case editrici
americane restano diffidenti. La maggior parte rifiuta perfino di
commentare la questione. Il vice presidente dell’Association of
American Publishers (Associazione degli editori americani) riconosce
tuttavia che bisognerà “trovare
un sistema di protezione dei diritti digitali che sia efficace senza
essere abusivo e determinare, sul piano giuridico, se il prestito di
libri elettronici nelle biblioteche sia da considerare uso normale (fair
use) di materiale protetto da copyright”. Solo
RosettaBooks, una piccola società newyorchese di edizioni digitali che
si è fatta conoscere per le sue contese giudiziarie con Random House,
dichiara apertamente di essere interessata alle biblioteche. “Ma -
constata Leo Dwyer, direttore operativo di RosettaBooks - bisogna
trovare un nuovo modello economico, adattato alla specificità del libro
elettronico. Il vantaggio del libro digitale è che tutti i lettori di
una biblioteca dovrebbero poterlo prendere in prestito nello stesso
tempo, se lo desiderano”. RosettaBook ha intenzione, per esempio, di mettere alla prova un modello di abbonamento: pagando un forfait annuale, in proporzione alle sue dimensioni, una biblioteca darebbe ai suoi lettori il diritto di accedere a una collezione di libri elettronici. Malgrado le loro divergenze, bibliotecari ed editori sono d’accordo su un punto: le biblioteche - municipali, ma anche universitarie e private - sono clienti importanti per le case editrici. Tra tutte, acquistano opere per più di due miliardi di dollari all’anno, secondo l’Associazione delle biblioteche americane. Dal momento che il libro elettronico tarda ad attrarre il grande pubblico, le biblioteche dotate di e-book potrebbero diventare preziose alleate di certi editori digitali e dei fabbricanti di hardware e software di lettura. 14 febbriao 2002
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