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IBM entra nell'era Palmisano

Come successore, alla guida di Big Blue, Lou Gerstner ha scelto un prodotto fatto in casa: Sam Palmisano, che assumerà ufficialmente la funzione di CEO il prossimo primo marzo

di Salvatore Romagnolo

Il futuro padrone di IBM è quello che, con una tipica espressione aziendale, viene chiamato un "IBMer": uno nato e cresciuto nella società, per la quale lavora ormai da trent'anni. Appena laureato alla Johns-Hopkins University, Palmisano bussa alla porta della sede IBM di Baltimora, nel Maryland. Siamo esattamente nel 1973. La sua carriera inizia come commerciale alla divisione trattamento dati, con ottimi risultati. Ben presto viene trasferito in Giappone, dove rimane per un lungo periodo, a farsi le ossa. 

Quando torna negli Stati Uniti, nel 1993, IBM gli affida la direzione di ISSC, (Integrated System Solutions Corp.), la divisione servizi informatici dell'azienda. Sono anni difficili, la società attraversa la peggiore crisi della sua storia. Il gruppo, a metà degli anni ’90, registra perdite per due miliardi di dollari e ormai si parla apertamente di smantellamento. Ma Lou Gerstner, che sta per assumere la direzione, tenta una riorganizzazione globale. Sam Palmisano ne approfitta. Alla testa di ISSC, rivoluziona la cultura aziendale, incoraggiando i suoi uomini a incontrare i clienti, a comprenderne le esigenze; e li autorizza a trattare anche sistemi realizzati dalla concorrenza. 

Palmisano accetta la sfida e dopo due anni, ISSC è già un affare redditizio. Nel 1996 Lou Gerstner si accorge di quanto sta accadendo, in particolare si rende conto che i servizi informatici sono ormai diventati un settore strategico per IBM. Risultato: nuove divisioni dedicate ai servizi si aggiungono a ISSC, che diventa IBM Global Services (IGS). La nuova entità, che rappresenta già il 25% del giro d'affari complessivo di Big Blue, sta letteralmente esplodendo e il suo successo lancia Palmisano verso incarichi di maggiore responsabilità. Dopo IGS gli viene affidata la direzione della divisione PC, quindi quella dei server. Il vecchio "commerciale" sale tutti i gradini della corporation e nel 2000 viene nominato da Lou Gerstner Chief Operating Officer di IBM, diventando, in pratica, il numero due dell'azienda. 

Il prossimo primo marzo Gerstner festeggerà i suoi sessant'anni passando le leve del comando nelle mani di Palmisano. IBM oggi è un'azienda che pesa 85,9 miliardi di dollari e realizza circa la metà del suo giro d'affari nel settore dei servizi. Nonostante ciò il futuro appare alquanto incerto. Su IBM pesano due incognite: da una parte una congiuntura economica certamente non favorevole, dall'altra due divisioni interne, quella della micro-informatica e quella degli hard-disk, entrambe in forte deficit. E Palmisano dovrà fare appello a tutte le sue capacità di comunicatore e di venditore per convincere i mercati finanziari a continuare ad avere fiducia in Big Blue. 

A 50 anni, questo manager che ha fatto della concretezza la sua arma vincente, dovrà fare appello, soprattutto, al suo talento di visionario. "IBM ha bisogno di una visione", aveva detto Lou Gerstner arrivando in IBM, non c'è dubbio che la comunità finanziaria si aspetta dal suo successore altrettanta lungimiranza.


18 febbraio 2002

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